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Liceo, Tecnico o Professionale: quale scegliere?

Pubblicato il: 21/02/2012 14:30:25 -


A oggi, chi doveva scegliere la scuola secondaria superiore per proseguire gli studi ha ormai deciso. Tuttavia, questo è un buon momento per aprire una discussione sulle offerte formative delle diverse tipologie di istituti, sui loro limiti e sulle auspicabili modifiche apportabili ai piani di studio nazionali.
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Sappiamo bene che il nuovo assetto ha sostanzialmente confermato lo schema tradizionale della divisione dei compiti fra Licei, Tecnici e Professionali. Questo viene chiaramente ribadito laddove i rispettivi Regolamenti ne definiscono l’identità. Agli studenti dei Licei si promette l’acquisizione di “strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà”, a quelli dei Tecnici “una solida base culturale di carattere scientifico e tecnologico costruita attraverso lo studio, l’approfondimento e l’applicazione di linguaggi e metodologie di carattere generale e specifico”, a quelli dei Professionali “una solida base di istruzione generale e tecnico-professionale, che consente agli studenti di sviluppare, in una dimensione operativa, saperi e competenze necessari per rispondere alle esigenze formative del settore produttivo di riferimento”. In tutti i casi, comunque, anche se con enfasi diverse, viene ribadita la doppia finalità del proseguimento degli studi e dell’inserimento nel lavoro.

I Profili Educativi Culturali e Professionali o l’elenco delle competenze (vale la pena leggerli nei Regolamenti) propongono, effettivamente, modelli intellettuali diversi, ma tutti e tre egualmente ambiziosi. E si scopre persino qualche tendenza alla contaminazione e alla convergenza.

Nei Licei, in generale, insieme ai risultati di apprendimento tipici e tradizionali, si trova qualche spunto che valorizza l’operatività e l’orientamento al risultato: “Saper utilizzare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per studiare, fare ricerca, comunicare”, “Possedere i contenuti fondamentali delle scienze fisiche e delle scienze naturali, padroneggiandone le procedure e i metodi di indagine propri, anche per potersi orientare nel campo delle scienze applicate”. Ma questo succede soprattutto in alcuni tipi di Liceo: in quello delle Scienze Applicate, dove l’orientamento alle applicazioni tecnologiche e alla risoluzione dei problemi è ovvio, ma, ancora di più, in alcuni indirizzi del Liceo Artistico (Design, Grafica, Multimedialità) dove nel profilo si trovano veri e propri tratti di professionalità.

È soprattutto nei Tecnici e nei Professionali che il profilo propone una vera e propria saldatura fra cultura e professione, aggiungendo ai tratti tipici della formazione tecnico-professionale finalità formative come: “Riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici e ambientali, per una loro corretta fruizione e valorizzazione”, “Collocare le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche in una dimensione storico-culturale ed etica, nella consapevolezza della storicità dei saperi”, “Analizzare criticamente il contributo apportato dalla scienza e dalla tecnologia allo sviluppo dei saperi e dei valori, al cambiamento delle condizioni di vita e dei modi di fruizione culturale”, “Essere consapevole del valore sociale della propria attività, partecipando attivamente alla vita civile e culturale a livello locale, nazionale e comunitario”.

Le strutture curricolari e i piani di studio, però, sono poco coerenti con queste proposte e confermano per molti aspetti i modelli tradizionali. Ad esempio, soprattutto nei Licei, c’è una forte frammentazione disciplinare, e, nei Tecnici, persiste la polarizzazione fra l’area delle discipline umanistiche e quella delle discipline tecnologiche, con le scienze ancora confinate nel primo biennio e nessuna disciplina intermedia fra le due aree.

La possibilità di introdurre variazioni della struttura curricolare entro il 20% (per la verità non facili da attuare), l’autonomia didattica e il fatto che i contenuti e gli obiettivi disciplinari siano dichiaratamente “indicazioni”, dovrebbero permettere alle scuole di adottare misure per superare alcuni limiti dei piani di studio nazionali. Ad esempio qualche forma di coordinamento o di integrazione disciplinare per superare la frammentazione, l’introduzione di contenuti non suggeriti dalle indicazioni nazionali, l’adozione di metodi interdisciplinari come il lavoro per progetti.

Un aspetto importante è l’articolazione del percorso in due bienni più un quinto anno, che dovrebbe marcare i percorsi disciplinari e le finalità di ciascun segmento. In particolare il primo biennio, che coincide con il completamento dell’obbligo scolastico, dovrebbe avere ancora un carattere orientativo e permettere eventuali cambiamenti di percorso.

ALCUNE QUESTIONI PER DISCUTERE

Sarebbe assai interessante se docenti e dirigenti di Licei, Tecnici e Professionali discutessero su come leggono e interpretano il quadro molto sommariamente tracciato, quale visione adottano nella loro scuola e, soprattutto, come la concretizzano.

Comunque si giudichi il riordino non c’è dubbio che le scuole sono chiamate a risolvere problemi nuovi e a impegnarsi in scelte e progetti.

A titolo di esempio si possono porre alcune questioni.

1) La vostra scuola enfatizza le caratteristiche distintive del proprio ordine, considerandole un valore, nella propria offerta formativa e nel colloquio con le famiglie? E quali in particolare?

2) Viceversa quali caratteristiche tradizionalmente poco o nulla presenti nel vostro ordine cercate di sviluppare (ad esempio, gli aspetti tecnologici e applicativi delle scienze o la cultura del lavoro nei Licei, la riflessione storica e metodologica sulle discipline tecniche nei Tecnici)?

3) In quale delle due direzioni vanno le richieste e le aspettative dei ragazzi e delle famiglie?

4) Riuscite a utilizzare lo spazio di flessibilità offerto dall’autonomia (20%) e a che scopo?

5) In che modo la scuola interpreta e sviluppa le indicazioni nazionali per le discipline?

6) Ci sono fattori che giocano un ruolo tanto forte, in bene o in male, da determinare di fatto le pratiche e gli esiti (ad esempio, le nuove tecnologie, i limiti delle risorse, il personale ecc.)?

7) Come interpretate l’articolazione 2+2+1 e, in particolare, come tenete conto del fatto che il primo biennio coincide con il completamento dell’obbligo e deve avere anche un carattere orientativo?

8) Sono stati istituiti i Dipartimenti e il Comitato Tecnico Scientifico e che ruolo hanno?

Questo non è un catalogo e neanche un questionario, ma solo uno stimolo: ciascuno si esprima su quello che ritiene interessante, anche su una sola questione se crede. Possibilmente, non fermandosi a valutazioni generali, ma spiegando come vengono percepiti e affrontati in concreto i problemi.

Redazione

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